Pacifici in cammino
Dopo le recenti tappe di Russi e Cento in Emilia Romagna, Iglesias in Sardegna, Comano e valli Giudicarie in Trentino, e in vista della prossima sosta a Ravenna di nuovo in Emilia Romagna, la Carovana dei Pacifici prosegue il cammino a piccoli passi, sempre con la volontà, gentile, di lasciare impronte di pace.
Come fare a perseguire insieme questo obiettivo? È semplice: si condividono le esperienze che arrivano da scuole, biblioteche, gruppi e associazioni, e si rilanciano insieme alle domande di ciascuno scaturite durante i percorsi di riflessione giocosa sulla Pace. I pacifici desiderano, innanzitutto, tessere relazioni tra le persone, creare ponti tra le varie pratiche educative e proporre idee affinché, chi lo desidera, possa attingere dal lavoro di altri e altre sia ispirazioni, sia modalità, sia contatti, sia speranze utili al proprio cammino.
Tra le testimonianze di un lavoro ricco di senso, ad esempio, abbiamo incontrato il “Giardino dei Pacifici”, nato a Torino nei cortili dei plessi di via Germonio e di via Chambery, dove grandi sagome di cartone, costruite dai bambini e dalle bambine, rappresentano alcuni uomini e donne di ieri e di oggi che, nel corso della Storia, con il loro esempio, hanno tracciato una via per la difesa dei diritti dell’umanità, incarnando ideali di uguaglianza, giustizia e pace. Ne indichiamo alcuni: M.Luther King, Anne Frank, Mahatma Gandhi, Liliana Segre, Greta Thunberg, Ellen Johnson Sirleaf, Rigoberta Menchú, Iqbal Masih, Rosa Parks, Enaiatollah Akbari, Jhon Carlos e Tommie Smith, Irena Sendlerowa, Boyan Slat, Patch Adams, Gino Bartali, Gianni Rodari, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
A questa ricerca ha lavorato anche Teresa Quaranta, una maestra della Primaria King, che ci scrive: “A scuola, proprio in questi giorni, stiamo ragionando su come continuare il lavoro dei Pacifici dello scorso anno. Mi piacerebbe far conoscere ai nostri bambini, che abitano in un quartiere della città, le vite di tantissimi loro coetanei che vivono in diversi paesi del Mondo, attraverso le testimonianze di alcuni giovani che durante i mesi estivi si sono recati chi in Madagascar, chi in Tibet, chi in Kenya o lungo la rotta Balcanica, vivendo esperienze di vita quotidiana in un orfanotrofio, in un monastero, in villaggio o presso un hot spot.
Oppure mi piacerebbe partire dalla lettura di un albo “Diario di una rondine” di Pavel Kvartalnov per arrivare a parlare, con un respiro più ampio, di migrazioni di bambini, donne e uomini, del loro fondamentale bisogno di trovare “un nido”, dopo un lungo viaggio.
La scuola non può tacere su tutto ciò che sta succedendo in queste settimane a Lampedusa, in Libia, in Tunisia, in troppi paesi del mondo.
Sento un’inquietudine di fondo e desidero trovare un modo per lavorare, non solo nella mia classe, sul tema del mettersi in viaggio e dell’accoglienza. Lo vivo come un imperativo, altrimenti sento che la scuola manca nel suo compito più urgente”.
La lettera di Teresa abbraccia la realtà e il disagio dei nostri giorni e apre alle dimensioni del desiderio dell’utopia. Abbiamo deciso di pubblicarla e di accogliere le sue proposte e domande, invitando tutte e tutti coloro che hanno fatto l’esperienza della Carovana dei Pacifici ad uno scambio di idee, ad un passaparola, un farfilò a distanza, ad un comune sostegno, su come comunicare questi temi a scuola e come tradurli in pratica etica e sociale, oltre che giocosa, adulti e bambini insieme.
Con il sito, faremo volentieri da contenitore per chi volesse partecipare a questo metaforico “ovoo”, mucchio di sassi per segnare il percorso dei viandanti, lungo il cammino della Carovana dei Pacifici.
Camminare insieme, uno accanto all’altra, aiuta a sentirsi meno soli in questo mondo complesso e permette un percorso educativo di gruppo al fine di un obiettivo comune e comunitario.
Buon cammino!