La carovana dei Pacifici a Lampedusa
Lampedusa è un’isola dell’Italia, appartenente all’arcipelago delle Isole Pelagie, in Sicilia. È il punto più meridionale in assoluto d’Italia; geologicamente è un Horst e appartiene all’Africa. È più vicina alle coste tunisine, distando da queste 113 km, mentre da quelle italiane 205.
Lampedusa, terra di confine, in mezzo al Mar Mediterraneo, ospita da ormai 10 anni, il Camp IBBY che ha il suo cuore pulsante nella biblioteca, fondata grazie ad uno dei progetti di IBBY Italia: “Libri senza parole. Destinazione Lampedusa”. Questo progetto oltre alla fondazione della biblioteca e al Camp, che ogni anno tra ottobre e novembre anima la biblioteca con la presenza di volontariə da tutto il mondo, si compone e si propone della raccolta della migliore produzione di silent book a livello mondiale grazie all’aiuto di IBBY International, che poi viene spedita alla Biblioteca IBBY Lampedusa – e che diviene anche una mostra bibliografica itinerante.
Lampedusa non aveva una biblioteca: i bambini e le bambine dell’isola e le scuole, grazie a questo progetto, possono attingere a un nutrito numero di albi illustrati, narrativa per l’infanzia e l’adolescenza, e soprattutto un patrimonio di libri senza parole.
“Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito, che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire” (Margherite Yourcenar, Memorie di Adriano, 1951): i volontari e le volontarie provengono da città di Italia e del mondo che hanno la fortuna di avere biblioteche comunali, biblioteche di quartiere, biblioteche scolastiche, biblioteche sociali; Lampedusa non aveva una biblioteca, di nessun genere. La settimana dell’IBBY Camp permette di riflettere sul concetto di biblioteca, sul suo valore come contenitore di un patrimonio librario ma soprattutto di centro di socializzazione, di condivisione di cultura e di progettazione di azioni militanti per la società.
Quest’anno sono stati 60 i volontari e le volontarie provenienti da 8 paesi del mondo che si sono trovati sull’isola per sperimentare la vita al confine d’Europa e connettersi intorno all’idea che i libri possono essere un mezzo di accoglienza. La settimana dell’IBBY Camp Lampedusa prevede un intenso programma di letture, incontri, escursioni, formazioni e prende la sua forma in base ai partecipanti e agli eventi che succedono sull’isola, legati anche agli sbarchi migratori : la settimana è una intensa lezione di storia contemporanea, gli incontri con chi vive quotidianamente la tragedia del Mediterraneo sono illuminanti per riflettere con consapevolezza sull’attualità.
Durante i primi giorni del Camp uno degli incontri che i volontari e le volontarie hanno potuto fare è quello con Vito Fiorino: Vito Fiorino è un Giusto. Il termine Giusto è tratto dal passo del Talmud che afferma “chi salva una vita salva il mondo intero” : Vito ne ha salvate 47 nella terribile notte del 3 ottobre del 2013, quando la sua vita di pescatore per passione è cambiata per sempre. Vito Fiorino, nato a Bari ma cresciuto a Milano (Sesto San Giovanni), è un falegname e pescatore per passione. Il 3 ottobre 2013 è stato soccorritore durante una delle terribili tragedie del Mar Mediterraneo, a Lampedusa, dove si è trasferito ormai da molto tempo, trascorrendoci la maggior parte dell’anno. Quella notte Vito era in rada in attesa dell’alba per uscire a pesca con un suo amico e si è trovato circondato da naufraghi che urlavano disperatamente chiedendo aiuto – “Quelle urla che salivano dall’acqua mi sembravano gabbiani, invece erano uomini”. I profughi erano in acqua da 4 ore, e da conoscitore del mare sapeva che la situazione era drammatica; senza pensarci due volte, cominciò a issare a bordo con l’aiuto dell’amico quante più persone possibili, fino a rischiare il ribaltamento dell’imbarcazione. Dopo aver dato l’allarme alla Capitaneria di porto, riportò le 47 persone salvate sulla terra ferma (46 uomini e una donna), strappandole a morte certa.
Ha ancora contatti con i migranti che ha soccorso, che oggi lo chiamano papà; ogni anno, durante l’anniversario della tragedia, i ragazzi eritrei da lui salvati (che vivono nel Nord Europa) tornano per salutarlo e commemorare insieme a lui.
Questo episodio ha colpito profondamente Vito, che non ha mai smesso di lanciare appelli per un maggiore impegno delle istituzioni nella questione dei migranti.
La sua testimonianza è stata ascoltata nel Giardino della Memoria, luogo nel quale a Lampedusa sono state messe a dimora 366 piante della macchia mediterranea a ricordo di quelle vittime di cui sono stati recuperati i corpi e i nomi grazie all’impegno dei superstiti e di persone come Vito. Ogni anno viene celebrato un memoriale per non dimenticare, per non piegarsi all’indifferenza di fronte alle tragedie del nostro tempo e pretendere che vengano messe in atto azioni concrete per porre fine a questi viaggi della morte, attraverso reali politiche umanitarie. La storia di Vito dimostra come le persone di Lampedusa non sono state indifferenti e si sono assunte una responsabilità di fronte a chi moriva (e a distanza di quasi dieci anni, continua a morire) nel Mediterraneo.
Durante tutti i pomeriggi del Camp, la biblioteca è aperta e si riempie di bambine e bambini dell’isola che ogni giorno più numerosi partecipano con entusiasmo alle attività di lettura e laboratori proposte dalle volontarie e dai volontari. L’incontro con Vito ci ha fatto pensare alla poesia I giusti di Borges da cui prendono avvio le esperienze della Carovana dei Pacifici e all’idea di realizzare i Pacifici a Lampedusa. Così i tavoli della biblioteca si sono riempiti di sagome, ritagli per collage, colori, gomitoli di lana: piccole e grandi mani hanno cominciato a realizzare il proprio pacifico e a intrecciare fili di lana come trecce per capelli. Un’altra volontaria stava realizzando un laboratorio di costruzione di barchette di carta e così qualcuno ha proposto, “Perché non creiamo una barchetta per ogni Pacifico?” E’ sembrata a tutti un’idea meravigliosa! Così tutt’intorno alla biblioteca si sono iniziate a affiancare le barchette dei pacifici, ognuna con messaggi di accoglienza, pace, fratellanza e aiuto verso chi è più debole. Grazie alla tecnica del collage la fantasia ha spaziato dal Pacifico dell’antico Egitto al Pacifico dell’astronauta, perché per le bambine e i bambini la storia dovrebbe essere all’insegna della pace, sulla terra e oltre i confini terrestri! Lo sfondo su cui i Pacifici di Lampedusa si sono posizionati è l’opera murale realizzata dall’artista Blu: un’opera che vuole sensibilizzare sulle avversità che molte persone migranti devono affrontare solo per scappare da condizioni tragiche in cerca di un futuro migliore. Un’opera di denuncia della complicità silenziosa di un sistema di gestione delle politiche migratorie fallimentare dal punto di vista umanitario e cooperativo.
Ma le barche dei Pacifici di Lampedusa non potevano rimanere ferme e così quando la biblioteca diventa motore di militanza, nasce l’idea di portare i Pacifici all’hotspot. “Armate” solo di libri e pacifici alcune volontarie sono andate a bussare alle porte dell’hotspot con la richiesta “Siamo venute per leggere! Fateci entrare!”. I pacifici sono stati fatti entrare, ma non le volontarie, così come non possono uscire dal centro i bambini e le bambine che potrebbero nella biblioteca sfogliare i silent books pensati apposta per la loro accoglienza.
Proprio durante i giorni del Camp tra le vittime del mare quattro bambini, per i quali alcuni volontari hanno letto davanti alla camera mortuaria la fiaba “Il pesciolino d’oro” e realizzato un video che porta sovraimpresso questo messaggio: “Quattro bambini riposano soli nella camera mortuaria, in attesa di sepoltura. Molti altri sono trattenuti, privati dei diritti, in un luogo di detenzione irregolare”.
Nei giorni successivi i bambini e le bambine, insieme agli altri laboratori organizzati, hanno spontaneamente continuato a realizzare altri Pacifici.
“E’ pacifico chi salva vite in mare
è pacifico chi apre una biblioteca dove non c’era
è pacifico chi legge libri ad alta voce
è pacifico chi non gira la testa per non guardare e prende posizione
è pacifico chi abbraccia un bambino
è pacifico chi ti accoglie con un benvenuto
è pacifico chi crede che i cattivi siano più furbi ma i buoni non si arrendono
è pacifico chi si siede su una coperta ad ascoltare una cantastorie
è pacifico chi ti fa giocare al circo
è pacifico chi ti accoglie con una coperta calda
è pacifico chi ti insegna a misurare l’intensità di azzurro del cielo
è pacifico chi disegna bellezza sui muri
è pacifico chi ti insegna a fare l’uncinetto
è pacifico chi da’ da bere a un cane
è pacifico chi canta una ninna nanna
è pacifico chi pensa che sia giusto proteggere le persone, non i confini”