Negrar e Soave – Delegazione degli insegnanti palestinesi della scuola “La Terra dei Bambini” di Gaza
22 Marzo 2016
Gli insegnanti palestinesi della scuola “La Terra dei Bambini” di Gaza fanno tappa a Negrar e Soave (VR)
Ci sono
incontri che lasciano tracce profonde. Incontri pacifici profumati di salvia e
timo, colorati con terre pasticciate da mani bambine, narrati da una bambola di
pezza cucita dalle mamme del villaggio beduino di Um al Nasser, simbolo di
rinascita dopo le ferite della guerra. E poi ci sono sorrisi e abbracci
che sanno abbattere i muri e vincere la paura tornata prepotente in questi giorni.
Quello dei bambini della mia classe quarta con le maestre palestinesi Nahed
Kuhail e Sara Alafifi è uno di questi. Semplice e vero, come lo sono la forza e
la speranza dimostrate da queste due grandi educatrici.
Sono venute a trovarci da “La Terra dei Bambini”, il centro per l’infanzia di
Gaza distrutto dai bombardamenti nell’estate del 2014, insieme a Barbara
Archetti, presidente dell’Ong “Vento di Terra” di Rozzano (Milano), dove si
trova la sede dell’associazione che si occupa di cooperazione internazionale.
Con mite pacatezza hanno risposto alle domande dei bambini, curiosi di
conoscere la storia della Palestina, l’occupazione delle terre e la guerra
delle pietre, le vicende della scuola che era stata un gioiello di architettura
rispettosa del territorio e fulcro per l’intera comunità: “Perché la scuola è
stata bombardata? Adesso chi vi aiuta a ricostruirla? Il muro vi fa sentire
protetti o in trappola?”.
Sara ha raccontato la profonda tristezza degli abitanti del villaggio dopo i
bombardamenti israeliani e la paura dei bambini di essere lasciati soli. Ha
ringraziato per la gioia trasmessa ai piccoli palestinesi dai messaggi di
solidarietà inviati dalle scuole veronesi attraverso 600 cartoline di pace:
“Ricevere le vostre cartoline ricche di colori e i Pacifici di carta, ha
restituito ai nostri bambini la speranza nella vita di tutti i giorni”.
I lavori di ricostruzione sono iniziati soltanto due mesi fa tra mille
difficoltà, nonostante gli aiuti offerti da singole persone, associazioni e in
parte anche del governo italiano.
“I bambini di Gaza – ha spiegato Nahed – amano andare a scuola da soli, essere
indipendenti, adorano giocare all’aperto nel villaggio e si costruiscono i
giocattoli con quello che trovano: carrettini, bambole di pezza, telefoni senza
fili con le lattine.
La Palestina è una terra bellissima, fertile e ricca d’acqua, dal clima uguale
a quello della Sicilia”. Proprio dall’isola che si affaccia sul Mediterraneo,
dal mare di Ragusa, a maggio prenderà il largo una piccola barca carica di
sagome pacifiche degli scolari siciliani, per incontrare quelli dei coetanei
palestinesi che partiranno dalla striscia di Gaza. Un viaggio simbolico a
sottolineare quanto sia importante in questo momento storico moltiplicare gesti
e parole di conoscenza reciproca, dialogo e cooperazione.
Dal lago d’Orta del Piemonte fino a Ragusa, passando da Milano, Bologna, Reggio
Emilia e Verona, la delegazione ha terminato in questi giorni il suo tour. Sono
state decine le scuole dell’infanzia e primarie visitate attraverso un ricco
scambio di buone pratiche educative.
Le docenti hanno incontrato bambini e insegnanti, genitori e cittadini, com’è
accaduto il 20 marzo scorso a Negrar, alla presenza dell’amministrazione
comunale, nell’ambito del progetto “Cancelliamo la guerra, scriviamo la pace”
iniziato lo scorso anno. In questa occasione Barbara ha illustrato l’ennesimo
impegno: “Stiamo per fondare una nuova organizzazione beduina, in grado di
rappresentare gli interessi delle donne e diffondere nella striscia le pratiche
educative innovative per il contesto locale che sperimentiamo nel nostro
centro”.
Ci sono incontri che resteranno nel tempo insieme agli oggetti scambiati con gioia: il piccolo Pacifico, intagliato nel legno dalle donne di Gaza e colorato dai bambini e dalle bambine, è per noi un autentico Oscar della pace. Alle nostre ospiti ho affidato i pensieri fiduciosi dei mie scolari. Anche quello di Tea convinta che “i muri non sono costruiti solo di mattoni, ma soprattutto da quello che c’è nel cuore degli uomini. Fortunatamente i pacifici cercano di togliere piano un mattone alla volta fino a farli cadere”.
E la poesia scritta da Zeno sull’importanza delle “Parole”:
Una parola
vola da sola
ma più parole non stanno sole.
Parole buone:
vento, sabbia, melone.
Ma anche offensive:
fucile, sparo, cattive.
Poche ma belle parole da usare
volando ti possono aiutare.
Una volgare
fa solo male.
Lo scopo delle parole
è quello che si vuole.
Una parola buona
vola dalla bocca
e il cuore tocca.
Luciana Bertinato