C’è un filo…
Nella scuola dell’infanzia “c’è un filo che unisce tutte le cose. Come una specie di ago trasparente cuce insieme tutto”.
C’è un filo, che “unisce me alla mia mamma, me e la mamma al papà”.
È questo il filo dell’accoglienza.
È un filo che ci parla dell’importanza dello scoprire e del lasciarsi scoprire dall’altro. È un filo che ha bisogno di tempo per dipanarsi, per permettere agli adulti di conoscersi e alle insegnanti di osservare e cogliere ciò che rende unico e diverso ciascun bambino, affinchè il percorso educativo, formativo e istruttivo alla scuola dell’infanzia diventi un aiuto alla vita in grado di promuovere lo sviluppo della persona umana in tutta la grandezza delle sue capacità.
Tutte le nostre azioni, però, non avrebbero ragione di esistere se non ci fossero gli altri. Da qui la scelta di proseguire il cammino con l’obiettivo di incoraggiare la socialità e il culto dell’interesse collettivo visto come base su cui fondare la formazione di un atteggiamento pacifico.
Grazie alla valorizzazione del curricolo implicito, i bambini più grandi hanno imparato ad aiutare quelli più piccoli e questi ultimi ad aiutarsi tra di loro, mostrando rispetto e interesse gli uni per gli altri. Così facendo, ognuno di loro ha avuto modo di iniziare un primo avvicinamento a quello che potremmo chiamare un senso di “coesione sociale” in cui ognuno si sente parte di un gruppo. Così abbiamo scoperto che esiste un filo che “unisce me e il mio migliore amico”.
È un filo che ci parla della bellezza del tessere legami in cui ognuno si senta riconosciuto e valorizzato.
È un filo un po’ bizzarro; talvolta a seconda delle parole che usiamo, dei gesti che compiamo può spezzarsi e… subito dopo riannodarsi. Questo filo – che chiamiamo del “litigare bene” – è una delle più grandi opportunità offerte ai bambini per conoscersi e stare con gli altri, sviluppando la capacità di autoregolarsi e decentrarsi, attraverso l’esercizio di un pensiero che man mano si fa sempre più divergente e creativo. È un filo che richiede all’adulto la disponibilità ad accogliere l’invito del bambino a fare da solo, affinchè possa diventare sempre di più una persona indipendente. Per questo, lo consideriamo un filo un po’ speciale: ci ha insegnato ad aspettare, a lasciare che i bambini si parlino tra di loro anche se talvolta significa urlare.
Insieme abbiamo imparato che ognuno di loro ha delle proprie argomentazioni che non vanno mai giudicate, ma solo ascoltate in profondità, perché tutte sono ugualmente importanti per trovare delle soluzioni e favorire degli accordi che tendenzialmente, scopriamo essere sempre diversi da quelli che avremmo trovato noi.
È un filo pacifico, che “fa pensare a un mondo migliore ove regni l’armonia”, in cui l’educazione alla pace non può essere ridotta a un insegnamento. “Non si insegna ai bambini ad essere pacifici. Bisogna soltanto sviluppare in loro il rispetto per la vita, orientarli verso concezioni più larghe, più generali, verso una linea di tolleranza”. Ed è stato a questo punto che parlando con loro, abbiamo scoperto che: “I bambini creano la Pace. Pace è darsi la mano e giocare insieme. Pace è dirsi parole belle e volersi bene. Pace è giocare con i pastelli e disegnare con gli amici. Pace è dire non lo faccio più ed essere felici. Pace è quando si spezza il filo e noi facciamo un nodo. Con la Pace possiamo giocare, trovare una soluzione a un problema, senza litigare”.
Una riflessione che è stata arricchita attraverso la lettura di albi illustrati, l’ascolto di poesie e racconti che parlano della vita di alcuni importanti personaggi come San Francesco, che nel corso della storia hanno dato il loro contributo alla costruzione della Pace.
Ma allora, chi è pacifico? “Pacifico è chi aiuta a fare amicizia”, “Pacifico è un omino che fa fare pace”, “Pacifico è una persona che porta la Pace in tutta Rivolta”, “Pacifico è chi ci rende felici”, “Pacifico è chi porta amore”, “Pacifico è chi porta biglietti di felicità”, “Pacifico è chi porta la Pace”, “Pacifico è chi si abbracciare”, “Il Pacifico è chi ci fa diventare amici”.
Dalle mani preziose dei bambini sono nati tanti piccoli pacifici. Una prima carovana di trecento pacifici realizzati con carta, stoffa, passamaneria, si è incamminata dalla scuola dell’infanzia ed è arrivata un po’ ovunque. I bambini accompagnati dalle insegnanti sono usciti e hanno liberato i pacifici nel territorio consegnando il loro piccolo messaggio.
All’interno della pergamena che ciascun Pacifico stringeva tra le mani, un breve testo: “C’è un messaggio per te: Pace è…”. Una affermazione di volta in volta è stata completata con il contributo che ciascun bambino ha apportato alla riflessione. Un’esperienza diventata subito simbolo di condivisione e fraternità tra le persone che abbiamo incontrato, perché con i loro sorrisi, le mani tese, le parole dette e talvolta anche la commozione, ci hanno fatto sentire tutto l’affetto che il territorio ha verso la scuola dell’infanzia.
Un’esperienza destinata a contaminare anche altre realtà scolastiche verso le quali si sono diretti i pacifici. Così facendo abbiamo scoperto che esiste un filo che “unisce noi alla nostra casa, la casa alle case”. È un filo che collega tutto il paese e tutte le persone, ma anche i paesi tra di loro.
È un filo che ci impegniamo a tessere giorno dopo giorno, attraverso l’esperienza di una scuola “sconfinata” che sappia contaminare e lasciarsi contaminare dal territorio. “Imparare nel mondo è possibile dentro una pluralità di linguaggi, di relazioni, percorsi ed esperienze. Il sapere è di tutti e di ognuno, e si costruisce nella disponibilità di un cantiere più grande dell’aula”. Ed è a questo nuovo ambiente di formazione che vogliamo iniziare a lavorare anche attraverso i gemellaggi con altre scuole.
Qui, ad accoglierli, altri bambini e altre insegnanti pronte e a rilanciare un messaggio di Pace attraverso le parole dei bambini, nella speranza che si possa continuare a dare seguito a quel testamento che molti anni fa Maria Montessori ha lasciato in eredità a tutti noi: “Io prego i cari bambini che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”.
A conclusione del percorso, i bambini hanno decorato otto grandi pacifici di legno che sono poi stati posti su ciascun ingresso alla scuola dell’infanzia a ricordarci l’importanza di essere sempre testimoni di Pace.
La coordinatrice della Scuola dell’Infanzia Rivolta d’Adda (Cremona)
Elena Bertini