La Pace a piedi scalzi in Rwanda
Durante tutto il viaggio in aereo, da Catania a Kigali, ho cercato di immaginare come e dove far “sbarcare” la Carovana dei Pacifici in terra rwandese, affinché questo momento rimanesse nel cuore e nelle menti dei bambini e dei grandi. L’Associazione Anymore onlus, che rappresento in terra d’Africa, gestisce progetti educativi e collabora con enti locali, al fine di promuovere valori importanti quali pace, giustizia, legalità, diritti umani.
La nostra sede operativa, situata a Ndera, a 30 km dalla capitale, è attiva dal 2009 quindi – mi ripetevo rassicurandomi – che avrei avuto soltanto l’imbarazzo della scelta nel reperire un luogo significativo per ospitare i viandanti della pace. Presto però le mille colline, le vie affollate, la strada sterrata, le umili abitazioni, la rigogliosa vegetazione, la natura parlante, i bambini festosi mi hanno suggerito ben altro.
La Carovana avrebbe fatto sosta nel cortile di casa di Mousa, ragazzina adorabile, primogenita di sei figli che sogna di studiare, viaggiare e imparare l’inglese e che, nel frattempo, ha anche il dovere di accudire i fratelli e supportare la madre nelle faccende dentro e fuori casa.
Il cortile dove Mousa lava e stende i panni sgranocchiando pannocchie sarebbe diventato il luogo di ristoro per una carovana speciale; niente strutture al chiuso, il cielo d’Africa e la terra rossa avrebbero fatto da cornice a uno scenario unico ed emozionante.
M’incammino da sola e, prima di vederli, sento le loro voci. Sono i miei bambini, quelli con cui riesco a dialogare per ore senza annoiarmi grazie alla lingua universale dei gesti, quelli con cui m’incammino per sentieri a me sconosciuti, sicura di non perdermi, quelli che bussano alla porta dei miei sogni quando sono in Italia, quelli per i quali nutro un amore grande. Sono immediatamente assalita da innumerevoli bambini che cercano le mie mani per stringerle forti, i miei capelli per accarezzarli, il mio sguardo per salutarmi, cercano me , loro compagna di giochi. Penso di aver fatto la scelta più giusta perché una struttura al chiuso sarebbe stata troppo limitante, le carovane hanno bisogno di grandi spazi per potersi esprimere liberamente.
Laggiù due ragazzine in divisa scolastica osservano la “Carovana”, mi avvicino e chiedo supporto per la mediazione. Felici di questo prestigioso ruolo si accodano. Ci fermiamo nel luogo prescelto, alzo lo sguardo un po’ confuso e intravedo la madre di Mousa mentre mostra il più bel sorriso che abbia mai visto sul volto di una donna in terra d’Africa. Sulla schiena e tra le braccia tiene le sue piccole gemelle di un anno appena, senza esitazione inizia la danza di benvenuto suscitando in me tenerezza e riconoscenza. La carovana fa sosta lì, ognuno si ritaglia un piccolo spazio. I bambini sono tanti, troppi, di tutte le fasce d’età, il più piccolo non cammina ancora, la signora più grande si regge con un vecchio ma stabile bastone.
Tra la folla curiosa e discola prendo la parola: “Se desideriamo un mondo di pace, di amore e di fratellanza, dobbiamo iniziare a costruirlo! Oggi realizzeremo la nostra sagoma pacifica perché siamo tutti fratelli, con le nostre differenze di lingua, di razza, di cultura che fanno la ricchezza di ciascuno”.
Un applauso e via! La costruzione dei Pacifici ha avuto inizio. Le sagome bianche, sterili e uniformi, pian piano si sono trasformate in arcobaleni sgargianti, portatrici di storie personali e collettive, di messaggi di pace e di speranza, di colori e magia.
Quando il calar del sole ha annunciato la fine di quel giorno così particolare, i bambini si sono dileguati sventolando al cielo la loro sagoma, mentre Theddy, un anziano uomo, si trascinava a stento gridando energicamente AMAHORO (pace in kynyrwanda). La stanchezza di Theddy è visibile tanto quanto il suo temperamento, alimentato dal peso di un ricordo che risale al 1994, quando in Rwanda si è scritta una delle pagini più tristi della storia. Utu contro Tutsi e il genocidio che li ha resi vittime e carnefici per volere di fomentatori di odio. Theddy, in bilico tra passato e presente, consegna il futuro alla carovana che ormai ha lasciato dietro sé polvere e speranza.
Laggiù nel cuore dell’Africa, dove la vita scorre lenta, ancora oggi tanti uomini, donne e bambini prendendo tra le mani una sagoma colorata, ricordano di essere parte integrante di una carovana mondiale che con dolce prepotenza grida la Pace.
Tratto da “La Carovana dei Pacifici” ed. Carthusia
Marica D’Amico
Anymore Onlus