I Pacifici da Piacenza a Nagasaki
Nella mia professione di maestro ho sempre tenuto in gran conto il lavoro sulla pace. Oggi i bambini guardano con occhi attenti il mondo sconvolto da violenze e conflitti: la guerra, la povertà, le migrazioni, i diritti violati.
La pace assomiglia spesso a un miraggio nel deserto, che appare per invitarci a raggiungerlo e scompare appena ci sembra di essere arrivati, occorre mettersi in viaggio alla sua ricerca, a partire dall’ascolto quotidiano di ciascun bambino.
I bambini sentono e capiscono velocemente quando possono “lasciare andare” i propri pensieri e avventurarsi per strade nuove.
Del progetto della Carovana dei Pacifici parlai in classe con i bambini e decidemmo di unirci nel cammino. L’anno prima avevamo aderito anche alle “Gru di Pace”, una corrispondenza del fotografo piacentino Massimo Bersani, che aveva come meta finale di far arrivare ai bambini di Nagasaki, in Giappone, oltre mille gru di carta e con esse gli haiku con i nostri desideri di pace.
Si riprendeva così un’antica leggenda giapponese che dice che chi riuscirà a costruire mille gru di carta potrà realizzare i propri desideri. Si faceva questo in memoria di Sadako, bambina morta per effetto delle radiazioni sprigionatesi dalla bomba atomica alla fine della seconda guerra mondiale.
Era questo un modo per unire nel desiderio di pace i bambini e la comunità piacentina con i bambini e la comunità giapponese, così duramente provata dalle vicende della guerra e dallo scoppio della bomba atomica.
Quando Massimo poi è tornato a farci visita, per recapitarci i ringraziamenti e le risposte dei bambini giapponesi, ci siamo chiesti che cosa avremmo potuto inviare agli amici giapponesi e abbiamo pensato alla Carovana dei Pacifici.
Quello dei Pacifici era (ed è) un progetto che parla di noi e parla della pace e che aiuta i bambini a riflettere. Ma, attraverso la corrispondenza, si mettono in contatto diretto tra di loro, le riflessioni dei bambini. I nostri Pacifici, come prima le nostre gru con gli haiku, sono arrivati in Giappone e qui da noi sono giunte le testimonianze dei bambini giapponesi.
In classe ho sempre raccontato di aver amici sia in Palestina, sia in Israele, sia in Marocco e che ho amici cari in tutto il mondo.
Immediatamente i bambini concludevano: “Maestro, ma se hai amici in tutto il mondo non potresti mai fare la guerra a nessuno”. Questo è il segreto per creare anticorpi alla guerra: la conoscenza reciproca e avere amici in ogni parte del mondo. Oggi noi abbiamo anche amici giapponesi.
La pace non si costruisce con tante belle dichiarazioni. La pace necessita di sforzi individuali e collettivi, di rinunce e sacrifici, e servono gesti concreti seppur simbolici per far comprendere che i conflitti si possano risolvere con la discussione e non con la violenza.
La corrispondenza e l’invio dei pacifici in Giappone fu pubblicizzata anche sul quotidiano locale Libertà e sul nostro giornale di classe, che era diffuso dai bambini tra tutte le persone interessate, tra i volontari del Pedibus, in Parrocchia, al Centro Islamico, nel quartiere.
Inoltre il giornale era inviato ai nostri amici di altre scuole. La corrispondenza continuò ed ebbe il suo culmine tre anni fa quando giunse a Piacenza in visita ufficiale il sindaco di Nagasaki. Nel corso di una cerimonia ufficiale, svoltasi nel salone della Provincia, i bambini ricordarono il loro impegno e la corrispondenza con il Giappone. Consegnammo al Sindaco altri Pacifici da posizionare in luoghi simbolo di Nagasaki e la proposta di istituire il Ministero della Pace. A suggello di queste consegne ci fu la firma congiunta del Sindaco e di un bambino della classe. Il Sindaco, emozionato per il nostro impegno, si complimentò con noi e promise che avrebbe fatto buon uso dei Pacifici e delle nostre proposte.
Roberto Lovattini Insegnante, Piacenza
Tratto da “La Carovana dei Pacifici” Ed. Carthusia