La Terra dei Bambini
Nella Striscia di Gaza esiste una piccola oasi di pace: La Terra dei Bambini. Un centro per l’infanzia e la famiglia nato nel 2011 dall’iniziativa di Vento di Terra e dalla volontà di un gruppo di donne beduine, madri e insegnanti, di avere un luogo capace di dare casa ai diritti in un contesto da troppo tempo segnato da violenza.
La Terra dei Bambini è un servizio che punta sull’educazione e sulla partecipazione democratica come strumenti non violenti per una concreta e quotidiana rivoluzione.
Il cammino dei pacifici ha incontrato la Terra dei Bambini nel 2016 quando due educatrici di Gaza sono state in Italia per una formazione sugli approcci educativi di tipo inclusivo.
Un viaggio straordinario che ha permesso di superare l’immagine di Gaza come solo luogo di violenza e di incontrare insegnanti, bambini, giovani, genitori e amministratori, persone che ogni giorno, senza fare troppo rumore, con azioni concrete, nel cuore dei loro territori, fanno la pace. Mentre le educatrici tornavano nella loro piccola striscia di terra, gli studenti di Negrar (Verona) manifestavano per le vie del paese chiedendo pace.
Quel giorno, il progetto dei pacifici e 600 cartoline di pace hanno iniziato il loro viaggio verso Gaza.
L’arrivo delle cartoline e dei pacifici a Gaza ha donato a una popolazione a cui tutto è negato maggiore speranza. Si è deciso che i muri della Terra dei Bambini sarebbero stati fatti di quei messaggi, di quel desiderio di pace, serenità e democrazia che anima anche le persone di Gaza. Intanto, le maestre hanno lavorato con i bambini…
Cosa vuol dire ad Um Al Naser essere pacifico? Vuol dire credere che un’altra logica, diversa dalla violenza, è possibile. Vuol dire fare piccole cose: leggere una storia, raccogliere le olive, cercare di trovare altri colori oltre al rosso e al nero per leggere e disegnare il mondo. Mentre le maestre lavoravano a tutto questo, alcune donne hanno lavorato pezzi di legno costruendo delle sagome pacifiche e una piccola barca. Sì, perché Gaza si affaccia sul mare, ha spiagge e tramonti che fanno invidia al resto del mondo ma soprattutto quella sensazione, guardando l’orizzonte, di non avere confini….
L’esperienza, cresciuta nelle relazioni tra persone appartenenti a contesti e paesi distanti, è sfociata in un evento simbolico: nel porto di Ragusa, accompagnata da 5000 studenti, è stata messa in mare una piccola barca a vela, animata da sagome pacifiche, costruita dai ragazzi delle scuole.
Contemporaneamente, nel porto di Gaza, bambini donne e maestre della Terra dei Bambini mettevano in mare la piccola barca con i loro pacifici. Ogni barca portava il messaggio potente della necessità di costruire ponti, non muri.
Seppure la barca di Gaza non abbia mai superato il confine marittimo stabilito dalle autorità israeliane, la sua partenza è stata un incantevole miraggio.
La barca di Ragusa ha navigato invece per giorni in mare aperto, su quel mar Mediterraneo che troppo spesso è il cimitero della speranza, portando messaggi in tutte le lingue del mondo per chi quel mare è riuscito ad attraversarlo…
L’esperienza è stata un piccolo segnale di un mondo che non si rassegna alla logica della violenza e della guerra e che, con gesti piccoli e veri, agisce perché al centro ci siano sempre, in ogni dove, i diritti umani.
Barbara Archetti
Vento di Terra ONG, Rozzano MI
Tratto da “La Carovana dei Pacifici” Ed. Carthusia