La Carovana arriva in Mato Grosso
Le valige sono pronte, piene di materiale didattico, compresa la sagoma di legno di un Pacifico: destinazione Paraiso do Leste, Mato Grosso, Brasile.
Come ogni anno durante le vacanze scolastiche invernali (già perché siamo nell’altro emisfero) in questo villaggio sperduto si svolge la Colonia de Ferias, una settimana rivolta ai bambini e giovani dai 7 ai 22 anni promossa da Myriam Catellani. Myriam è una missionaria laica sui generis partita nel lontano 1970 con l’Operazione Mato Grosso voluta dai Salesiani, per condividere le condizioni di estrema miseria e soccorrere una popolazione abbandonata e priva di tutto.
Padre Pietro Melesi e p. Ugo riuscirono a mobilitare per anni una carovana di “pacifici” che donavano il loro tempo, le loro ferie, un servizio civile ante litteram per costruire prima di tutto un centro di salute, poi la scuola, da ultima la chiesa. Oggi Paraiso non è più in quelle tragiche condizioni, ma lo spirito di condivisione e promozione di azioni di pace è rimasto, e cresce.
La Colonia di Ferie è una di queste occasioni per stare insieme, lavorare insieme, divertirsi insieme, ragionare e riflettere insieme. Quest’anno il tema scelto in accordo con coordinatrice Emanuela e alla direttrice della scuola Elizangela era particolarmente indovinato, perché al centro c’erano alcuni giovani che hanno davvero fatto la differenza per il loro pacifico, ma determinato stile di vita, per le loro coraggiose scelte di vita.
LA SPERANZA DEL FUTURO SIAMO NOI, questo ci hanno detto Malala, Iqbal Masi, Greta Thunberg, Emma Gonzales, JACK Andraka, AmiKa George ragazze e ragazzi che ripudiano la violenza, perché in qualche modo l’hanno vissuta sulla loro pelle: violenza della discriminazione, violenza di genere, violenza sul Pianeta Terra, violenza della povertà, violenza dell’ignoranza, violenza delle armi.
Attraverso le loro storie raccontate attraverso la drammatizzazione teatrale, i 144 partecipanti hanno capito, come dice la poesia di Borges, che i pacifici non sono i potenti, ma ogni bambino e ogni bambina, ogni ragazzo e ogni ragazza, ogni uomo e ogni donna che vive la propria vita con attenzione, con impegno, con coraggio, con curiosità e con rispetto, con allegria.
Le azioni, le parole, i gesti sono i segni che contraddistinguono i Pacifici e le Pacifiche dai bulli e dai violenti, dagli intolleranti, dai razzisti, dagli omofobi. Anche il Brasile è pieno di tutta questa violenza e noi, insieme, ne abbiamo onestamente parlato per trovare modi nuovi di relazionarci con i problemi, le preoccupazioni e le diversità.
Il lungo ponte che attraversa il Rio Paraiso è diventato lo sfondo dei murales dipinti dai ragazzi e dalle ragazze per evidenziare a tutta la gente il loro impegno su temi come l’inquinamento, l’identità indigena, la violenza fisica e morale, la distruzione del territorio a favore dell’allevamento intensivo.
La violenza sulle donne è un dramma che ha colpito anche questa piccola comunità, e molte famiglie al loro interno hanno, o hanno avuto, episodi di questo genere. Portarlo alla luce è già prenderne coscienza e sentirsi meno soli e sole. Immaginarci poi una Carovana che porta in piazza il problema ci da’ la forza di cercare soluzioni. E questo è quello che abbiamo fatto!
Ognuno ha tagliato la sua sagoma maschile o femminile, l’ha disegnata, colorata, rivestita dei suoi sogni e delle sue speranze di pace, e ognuno era così soddisfatto e geloso della propria sagoma da non permetterci neppure di utilizzarla per l’evento finale e conclusivo della Colonia per timore che qualcuno se lo prendesse per sè. Se questo è giustificabile per i bambini, è stato stupefacente per gli adulti: tutti gli educatori e le educatrici hanno fatto il loro Pacifico o Pacifica caricandolo del loro vissuto e delle loro aspettative e lo hanno portato a casa, come un tesoro da custodire.
Mentre allestivo “la parziale” Carovana nell’unico grande spazio coperto di Paraiso, mi si è avvicinato un ragazzo con la sua sagoma chiedendomi se poteva metterla insieme alle altre. La domanda mi ha stupita e ho chiesto perché mai non avrebbe potuto stare nella Carovana. La ragazza che era con lui mi ha fatto vedere la sigla dipinta sul Pacifico: LGBT. Commossa ho preso quella sagoma e l’ho messa tra le altre sulla sponda di un Rio delle Amazzoni disegnato dai bambini più piccoli.
Il Sindaco, il Parroco, il Pastore della Chiesa Luterana, il Medico, e tutta la cittadina erano presenti all’evento e hanno compreso che questa comunità di giovani e i loro educatori fanno sul serio: vogliono camminare sulla via della pace, mettendoci testa, cuore e creatività.
E la Carovana ora è in marcia per Primavera do Leste dove Emanuela, che insegna in Asilo, vuole farla partire per i genitori, preoccupata per l’aggressività e la violenza che i bambini manifestano a Scuola.
Insomma, il lavoro non manca…Forza Pacifici e Pacifiche!
Luciana Pederzoli
Formatrice, Reggio Emilia
Tratto da “La Carovana dei Pacifici” ed. Carthusia