Astra, un museo della Pace
Ho incontrato i Pacifici nel 2017, grazie ad una foto con una truppetta di sagomine colorate. Una foto che mi ha colpito molto e ne ho un ricordo caro sin dalla prima volta che l’ho vista apparire nelle reti social.
Cosi mi sono incuriosita ed avvicinata al progetto che già nella sua ragione d’essere, parlare di pace ai bambini, appare spericolato e importantissimo, e più vado a fondo, più mi convince.
Sono i giorni in cui la rete di cooperazione Educativa C’è speranza se accade a@ organizza la piccola Carovana dei Pacifici a Guernica, decido in un attimo che voglio partecipare e portarci mia figlia, allora quattordicenne.
La scelta si dimostra giusta, due maestre della scuola primaria dove lavoro come volontaria nella biblioteca scolastica, mi parlano dei Pacifici, vogliono partecipare al progetto con le loro classi; mi sento spinta verso Guernica da un’onda di coincidenze e curiosità.
Sono quattro giorni di intensa vita comunitaria sotto l’ala protettrice dei Pacifici. A Guernika si celebrano gli 80 anni dal bombardamento che distrusse la cittadina.
Un bombardamento destinato, per la prima volta nella storia bellica, a colpire obiettivi civili, non militari, e in particolare il cuore della comunità basca. Da allora questa cittadina è un simbolo, grazie anche all’opera di Pablo Picasso, divenuta il manifesto contro ogni guerra, e vi è stato realizzato un Museo della Pace.
Siamo qui per visitarlo, incontrare le responsabili, partecipare alla commemorazione del bombardamento e realizzare un laboratorio di Pacifici con Roberto Papetti, nella coloratissima cornice di un centro culturale ospitato in una ex fabbrica di armi.
Il museo è un luogo che non lascia scampo, puoi entrare in un salotto dell’epoca, accomodarti sui divani ad ascoltare la radio e dopo pochi minuti vieni coinvolto nella simulazione del bombardamento: un boato improvviso, la stanza che trema, fino a farti perdere l’equilibrio. Un momento in cui rivivi l’istante maledetto di quel 26 aprile 1937, quando un centro abitato fu distrutto, deliberatamente, dalle bombe.
Quando esci dalla stanza e riprendi la visita delle sale, ti ritrovi a camminare sopra le macerie, il pavimento è trasparente e tu cammini sopra i resti di una città, su mattoni, oggetti personali, fotografie, sopra le vite distrutte.
È un equilibrio precario quello che ti permette di avanzare, non puoi andare dritta per la tua strada, non sei più indifferente: ogni passo ti chiede di ragionare sulla tua direzione e sulla tua destinazione e sono piccoli i passi che ti conducono all’uscita, non riesci a correre.
Per essere Pacifici, ogni azione intrapresa, ogni direzione scelta, devono essere il risultato di un pensiero e di un agire rispettoso, non ostile, accogliente. Progredire con lentezza e riflessione ci premetterà di restare saldi nel passo, riscoprendo lungo la strada umanità e comprensione dell’altro, e di noi stessi.
Vanja Passerini
Bibliomondo famiglie volontarie, Parma
Tratto da “La Carovana dei Pacifici” Ed. Carthusia