Pacifici oltre le sbarre

Pacifici oltre le sbarre

Febbraio 4, 2021 Off Di Gio Sala

Il 20 maggio 2019 la Carovana dei Pacifici arriva per la prima volta all’interno delle due carceri di Brescia: Nerio Fischione e Verziano, accompagnate da me e da Laura Salata, entrambe volontarie penitenziarie dell’Associazione Carcere e Territorio Onlus.

Tra i diversi i progetti che sono stati proposti ai detenuti e alle detenute abbiamo capito che il percorso sulla pace sarebbe stato idoneo per il carcere, accanto a quello sulla genitorialità, dove un ristretto numero di uomini e di donne, decidono di dedicare il loro tempo in attività che abbiano ricadute su se stessi come genitori e, in secondo luogo, sui loro figli.

La proposta dei pacifici ci sembrava idonea, interessante, costruttiva, divertente e con una forte ricaduta su tutti.

Così, per due giorni, grazie al benestare delle educatrici e della Direttrice del Carcere, dott.ssa Lucrezi, io e Laura abbiamo varcato la soglia dei due istituti attrezzate di stoffe, bottoni, carta, colori, colla e molta passione.

Una volta riunite nei due gruppi, abbiamo chiesto ai ragazzi e alle ragazze di darci la loro definizione di pace, di come averla, di come trasmetterla, di come essere “giusti”, partendo dal presupposto che tutti possiamo esserlo, anche con i nostri errori; concludendo con una riflessione in merito alla loro esperienza personale: di quando si sentono realmente in “pace”.

Così, seduti attorno ad un tavolo, abbiamo distribuito dei pezzi di tessuto sui quali abbiamo scritto: “Io sono in pace quando…”. Ognuno di noi ha dato la sua definizione e l’ha scritta sul suo pezzo di stoffa.

Queste stoffe, scritte indistintamente da persone prive della libertà, uomini e donne, educatori, volontari, provenienti da diversi luoghi, con esperienze di vita completamente differenti, sono stati unite nei giorni successivi per formare un unico grande arazzo, da esporre nelle piazze delle diverse città, d’Italia e nel mondo.

Dal dialogo e dalla riflessione su cosa sia la Pace e quando pensiamo di esserne al cospetto, il gruppo è passato alla costruzione dei pacifici.

Ai ragazzi è stato spiegato che, ogni pacifico, avrebbe rappresentato loro stessi e che, il 20 maggio, sarebbero stati portati in piazza Loggia dove avrebbero manifestato a tutti il loro messaggio di pace e di libertà.

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All’inizio, forse, qualcuno ha titubato, non sapendo esattamente cosa e come fare, ma poi le perplessità hanno lasciato il posto al silenzio, alla riflessione ed alla creazione.

Seduti attorno al tavolo abbiamo ritagliato, incollato, colorato i nostri pacifici, in un clima disteso, sereno, armonico.

C’è chi si è rappresentato sdraiato a prendere il sole, con il corpo a strisce bianche e nere, chi si è fatto come una maschera africana, chi a matrioska, perché nella vita è molte “cose”, e chi albero pensandosi come riparo per i propri figli.

Durante tutto il percorso, quello che si respirava non era altro che la pace.

È stata un’esperienza forte, importante, perché parlare di Pace in un luogo come il carcere non è scontato.

Riflettere sul fatto di essere “giusti” e che tutti possiamo esserlo, lo siamo, lo è ancora meno.

Eppure, il carcere, così come l’ho vissuto negli anni di volontariato, è sì un luogo di sofferenza, di pena, di “assenza”, ma è anche un luogo in cui vivono persone portatrici di affetti, valori, bontà, umanità, anche nell’errore commesso.

Con questo progetto ne abbiamo avuto un’ulteriore conferma.

Proporre la Carovana dei Pacifici ci ha permesso, non solo di portare la questione all’interno del carcere, ma ci ha consentito anche di “portare il carcere” in mezzo a tutti gli altri pacifici, perché alcuni principi accomunano e sono fondamentali per tutti.

Alessandra Spreafico

Insegnante e volontaria penitenziaria, Brescia